Hachiko – La storia del cane fedele
L’8 marzo del 1935, nella stazione di Shibuya, un quartiere di Tokyo, moriva all’età di undici anni Hachiko, il cane di razza Akita divenuto noto non solo in Giappone, ma addirittura in tutto il mondo per la sua ammirabile fedeltà nei confronti del suo padrone, il professore Hidesaburō Ueno. Quel giorno di 86 anni fa il Giappone dichiarò lutto nazionale e ogni anno l’8 marzo, proprio nella stazione di Shibuya, viene organizzata una cerimonia per ricordare Hachiko, divenuto simbolo di devozione assoluta.
La storia di Hachiko è semplice, ma molto commovente. Nel gennaio del 1924, quando il cucciolo aveva appena due mesi, venne adottato dalla famiglia Ueno, che viveva nel quartiere residenziale di Shibuya. Gli diedero nome Hachi, che in giapponese significa otto (ritenuto un numero fortunato), per via delle sue zampe anteriori, leggermente storte, che ricordavano appunto il numero otto ハ. A questo nome venne poi aggiunto il suffisso -kō, utilizzato anticamente dai nobili orientali. Il nome di Hachiko, dunque, potrebbe tradursi come Signor Otto. Il cane si affezionò talmente tanto al professore Hidesaburō, che ogni mattina lo accompagnava alla stazione ferroviaria di Shibuya. Da solo poi tornava a casa e alle 17:00 ritornava alla stazione per aspettare il suo padrone, che rientrava dalla capitale, dove insegnava agronomia in università. Questa curiosa routine si interruppe improvvisamente nel maggio del ’25, quando il professore morì in un’aula universitaria colpito da un ictus. Quel giorno Hachiko, nella stazione di Shibuya, rimase ad aspettare il suo padrone invano. E così fece nei giorni, nei mesi e negli anni successivi. Pian piano il capostazione e altri lavoratori che transitavano per Shibuya si accorsero della costante presenza del cane e iniziarono a prendersi cura di lui, offrendogli del cibo e regalandogli qualche carezza.
La storia di Hachiko cominciò a diffondersi nel Paese e nel corso degli anni molti curiosi si recarono alla stazione di Shibuya per conoscere questo fedele cane, che, immobile, continuava ad aspettare invano il professore Hidesaburō. Lo aspettò tutti i giorni per ben dieci anni, fino a quando, l’8 marzo del 1935, morì di dirofilariasi, una malattia parassitaria. La notizia finì sulle prime pagine dei giornali nazionali. Il corpo di Hachiko venne imbalsamato ed esposto al Museo Nazionale della natura e delle scienze di Tokyo, dove si può vedere tuttora, e una delle cinque uscite della stazione di Shibuya venne chiamata in suo onore Ingresso Hachiko.
Nel 1934, quando Hachiko era ancora in vita ed era già diventato simbolo di fedeltà in tutto il Giappone, venne realizzata una statua in bronzo in suo onore e collocata nella stazione di Shibuya. Durante la seconda guerra mondiale, poiché il governo giapponese aveva bisogno di metalli per la produzione di armamenti bellici, la statua venne demolita, ma nel ’48 ne venne realizzata un’altra, molto simile alla precedente, che venne posizionata nello stesso punto.
Statua di Hachiko posta fuori dalla stazione di Shibuya (immagine presa dal web)
Hachiko – Il film con Richard Gere
Probabilmente molti conoscono la storia di Hachiko grazie al film statunitense del 2009 Hachiko – il tuo migliore amico, diretto dal regista svedese Lasse Hallström con Richard Gere nei panni del professore. Questa trasposizione cinematografica, però, non rispecchia pienamente la vera storia di Hachiko e del suo padrone. Innanzitutto il film non è ambientato nel Giappone degli anni ’20 e ’30, ma negli Stati Uniti dei giorni nostri. Inoltre il personaggio del professore Hidesabuō Ueno, docente di agraria, viene cambiato in un insegnante di musica di nome Parker Wilson.
Hachiko – Il cane che aspettava
Per emozionarvi con la vera storia di Hachiko, vi consiglio di leggere Hachiko di Lluís Prats, scrittore catalano esperto di letteratura infantile, che nel 2018, proprio grazie a questo libro, ha vinto il Premio Strega per Ragazze e Ragazzi. Un paio di settimane fa ho avuto il piacere di intervistarlo e in questo articolo vi riporto parte della nostra chiacchierata.
- Perché ha scelto di scrivere un libro sulla storia di Hachiko?
Ho scoperto la storia di Hachiko da bambino grazie a una rivista infantile. Poi nel 2009 ho visto il film con Richard Gere ed essendomi appassionato a questa storia tanto commovente, ho pensato che potesse essere interessante proporla a un pubblico infantile sotto forma di libro. Così ho iniziato a fare delle ricerche, scoprendo che non esisteva nessun libro né in catalano né in castigliano che raccontasse della relazione tra questo cane e il suo padrone. Ho cominciato a documentarmi e poi a scrivere.
La storia di Hachiko, come dico sempre, è molto breve – la si potrebbe raccontare in dieci pagine – quindi ho approfittato di questa brevità per introdurre un ritratto del Giappone degli anni ’20 e ’30. Ho, dunque, iniziato a documentarmi sulle abitudini e sulle tradizioni della Tokyo di cento anni fa, offrendo ai lettori, sia grandi che piccoli, un ritratto fedele di questo Paese.
2. Nel libro Hachiko si affrontano temi crudi, quali la morte e il maltrattamento degli animali. Secondo lei è appropriato inserire queste tematiche in un libro per bambini?
Oltre che scrittore, io sono soprattutto insegnante nelle scuole medie e superiori e negli anni mi sono reso conto che i bambini possono leggere di tutto, persino di tematiche quali la morte, in quanto si tratta della vita. In Hachiko, così come in altri libri che ho scritto, parlo di problematiche, ma invece di focalizzare l’attenzione su questi problemi, mi soffermo piuttosto sulle soluzioni.
Il finale di Hachiko, per esempio, lo definisco “agrodolce”, nel senso che all’apparenza la storia potrebbe sembrare triste, ma in realtà si tratta di una storia di speranza, in quanto Hachiko, che è sempre stato amato dal professore Hidesabuō Ueno e dai passanti della stazione di Shibuya, non si è mai arreso e ha continuato ad aspettare il suo padrone senza deluderlo. Con Hachiko ho voluto offrire ai lettori una storia vera e commovente, fatta di amore, di amicizia e di fedeltà. Chi ha o ha avuto cani sa bene quanto questi animali riescano a dare tutto senza chiedere nulla in cambio e così è stato Hachiko con il suo padrone: lo ha aspettato per tutta la vita.
3. Quali consigli dà ai suoi alunni che ambiscono a diventare scrittori?
Generalmente do tre consigli:
- Leggere molto
- Scrivere molto, auto-correggersi e riscrivere
- Non arrendersi mai. È molto difficile pubblicare un libro al primo colpo. Un esempio che faccio spesso ai miei studenti è la storia editoriale della fortunata saga di Harry Potter. L’autrice, J.K. Rowling, presentò il manoscritto della prima avventura del maghetto a ben dodici case editrici. Tutte e dodici rifiutarono. Soltanto nel 1997, quando Harry Potter e la pietra filosofale era già stato terminato da due anni, una piccola casa editrice (la Bloomsbury Publishing), allora poco nota, decise di pubblicare il testo della Rowling. Se lei si fosse arresa, a quest’ora il mondo non avrebbe le avventure di Harry Potter.
Il successo di un libro, poi, dipende da vari fattori, uno fra questi la fortuna. Fra tutti i libri che ho scritto, Hachiko è quello che sta ottenendo un maggior successo – grazie a questo libro, tradotto in 13 lingue, ho vinto il Premio Strega per Ragazze e Ragazzi nel 2018. Non so perché Hachiko piaccia. Forse per la sua storia, o forse per i temi trattati, o forse per le immagini, curate da Zuzanna Celej.
La mia recensione
È sempre un gran piacere per me poter scambiare qualche chiacchiera con uno scrittore o una scrittrice. Ammiro chi svolge questa professione e trovo che sia molto emozionante poter avere fra le mani, sfogliare e leggere un prodotto per la cui realizzazione sono stati impiegati mesi, se non addirittura anni. Prats mi ha confidato che per scrivere Hachiko ha impiegato poco più di 6 mesi (e si tratta di un testo tutto sommato breve, in quanto consta di neanche 30.000 caratteri). Il lavoro che c’è dietro a un libro è immenso, spesso nemmeno si immagina, in quanto prima si pensa alla storia; poi ci si documenta; poi si studia il linguaggio (se il testo è pensato per i bambini, come Hachiko per esempio, occorre impiegare un lessico adeguato, non troppo complesso, ma nemmeno troppo semplice e scontato).
Quando ho cominciato a leggere Hachiko, sono rimasta immediatamente affascinata dalla prosa di Prats. E come se lo scrittore prendesse per mano il lettore e lo accompagnasse pian piano dentro alla storia, nella Tokyo del gennaio del 1924:
“Un vecchio treno fischiò pigramente annunciando che usciva dalla stazione di Shibuya diretto a sud. Pochi istanti più tardi, il fumo della locomotiva riempiva tutto il quartiere, macchiando l’azzurro purissimo del cielo di Tokyo. Nello stesso momento, come tutte le mattine, il professore Eisaburo Ueno aprì la finestra della cucina affacciata sul fiume e le sue labbra si incurvarono compiaciute nel vedere che i mandorli sorridevano e il sole dorava i loro primi germogli. Sarà una primavera come poche, si disse mettendo a riscaldare il bollitore”.
[Del nome del professore Ueno esistono due versioni: Hidesaburō e Eisaburo. Prats, per rendere più facile la lettura al piccolo lettore, ha optato per la seconda]
Grazie a questa prosa delicata e al tempo stesso semplice, Hachiko risulta essere un libro adatto ai lettori di tutte le età, che indubbiamente non rimarranno impassibili leggendo questa storia commovente ed emozionante. Il rapporto tra il professore Hidesaburō e il suo cane Hachiko è un bellissimo esempio di amore puro, disinteressato e genuino. Un esempio di amicizia e di fedeltà che non conosce limiti, nemmeno quello della morte. Temi universali, dunque, che vengono trattati da Prats con ottimismo e forse il segreto del successo del libro è proprio questo messaggio di speranza che trapela dalle pagine:
“Ciò che nessuno di loro sapeva è che a molti, moltissimi chilometri dalla stazione di Shibuya, sulle sabbie dorate di una spiaggia infinita, passeggiava un vecchio professore di agricoltura, e che al suo fianco, come il padrone gli aveva solennemente promesso, un cane correva allegro fra le onde, creando figurine di spuma e di sale”.
Prima di concludere, mi piacerebbe spendere due parole sulle illustrazioni che accompagnano il testo di Hachiko. Si tratta di acquarelli realizzati dalla talentuosa Zuzanna Celej, artista polacca che da anni vive a Barcellona. I suoi disegni dai colori tenui, delicati proprio come la prosa di Prats, esprimono appieno il sentimento di tenerezza che è alla base di questa storia.
Colgo l’occasione per ringraziare di nuovo Lluís Prats per questa nostra chiacchierata, nonché la casa editrice Albe Edizioni per avermi regalato questo libro.
Con affetto,
Valentina
Davvero molto bello leggere questa tua intervista, mi affascina tanto sapere cosa c’è dietro a un romanzo.
Mi piacerebbe molto poter acquistare il libro di
Lluis Prats, dove posso trovarlo?
Complimenti ancora
Dora
Ti ringrazio, Dora, per questo tuo commento. Anche a me affascina molto conoscere la storia di un libro (l’ideazione, la creazione, la pubblicazione,…).
Il libro di Prats lo trovi in molte librerie, nonché in Amazon.
Un caro saluto.
Chi non ha visto il film Hachiko!! Io tantissime volte e tutte le volte un pianto a dirotto.
Credo che non esista amore più sincero e puro tra l’uomo e il cane ( ho sempre avuto cani in famiglia e ne so qualcosa)
Mi fa molto piacere che questa storia vera sia stata pensata per un lettore di età infantile.
Complimenti per l’intervista!
Antonella
Hai proprio detto bene, Antonella! L’amore puro di un cane nei confronti del suo padrone è sincero e disinteressato.
Ti ringrazio per aver letto e apprezzato l’intervista a Prats.
Commovente la storia di Hachiko! Non la conoscevo così nei dettagli! Grazie per questo post, è molto bello! Mi hai fatto venire voglia di leggere il libro!
Ne sono felice, Monica.
Io non ti dico quante lacrime ho versato per il film e ogni volta che lo vedo mi commuovo!
Non sapevo così nei dettagli, come hai descritto e non sapevo del libro, però è molto interessante!
Molti conoscono la storia di Hachiko grazie al film del 2009. Il libro di Prats offre una lettura più veritiera della vera storia di questo cane. Lettura più che consigliata non solo per i piccoli lettori.
Grazie Valentina, per questa deliziosa e delicata recensione ed intervista al libro Hachiko e al suo scrittore. Credo che tu sia ben entrata nel mondo della storia e nella prosa del suo scrittore. Quando vidi il film di Gere fui rattristata ma sinceramente non colpita più di tanto….e quindi non incuriosita al punto da documentarmi. Attraverso le tue parole invece, mi sono incuriosita e quindi leggerò questo libro proprio per entrare in una atmosfera che credo più simile alla “realtà “ della storia giapponese con tutto ciò che può insegnare.
Una battuta finale….sei proprio una influenza eccezionale
Mi fa tanto piacere sapere che questa intervista a Prats sia stata apprezzata 🙂
Ti ringrazio per il tuo commento.
Un abbraccio.
Conoscevo la storia di Hachiko proprio grazie al mio amore per il Giappone e per il film con Richard Gere: sapevo della diversità di alcuni particolari della pellicola rispetto alla storia originale ma si sa, ogni adattamento è tale se si cambia qualcosa.
L’attaccamento di un cane, come quello di altri animali, è l’essenza dell’amore assoluto e spesso ci dimentichiamo come gli animali sappiano regalarci amore incondizionato.
Già, purtroppo a volte ci dimentichiamo dell’amore puro e incondizionato che un animale può donarci.
Non sapevo fosse poi stato tratto un libro dal film: quest’ultimo mi è piaciuto molto, anche se la storia originale è tutt’altra cosa. Apprezzo molto questa tua rubrica Valentina, è bello poter sentire direttamente dagli autori come nascono le loro opere.