La mia ammirazione per Joël Dicker, giovane scrittore svizzero, inizia nel giugno del 2017, quando su un treno diretto a Venezia cominciai a leggere La verità sul caso Harry Quebert. Complice una pioggia copiosa, trascorsi quei tre giorni di fine giugno in una camera di un bed&breakfast in compagnia di quel romanzo che ancora oggi risulta essere uno dei miei libri preferiti. Ricordo che lo lessi tutto d’un fiato – i romanzi di Dicker all’apparenza sono dei mattoni, ma si leggono in un solo giorno – tanto ero curiosa di conoscere la risoluzione di quell’ingarbugliata matassa che lo scrittore magistralmente aveva creato.
Nella primavera del 2019 comprai dello stesso autore Il libro dei Baltimore, uno spin-off di La verità sul caso Harry Quebert, e La scomparsa di Stephanie Mailer. Come immaginavo, li divorai in pochi giorni ed entrambi furono all’altezza delle mie aspettative. Dicker, infatti, oltre a saper tessere delle trame ricche di colpi di scena, ha la capacità di delineare molto bene i suoi personaggi, tanto è vero che alcuni non sembrano nemmeno fittizi e verrebbe voglia di conoscerli per scambiare con loro due chiacchiere. Quando ho terminato La scomparsa di Stephanie Mailer, per esempio, avevo il desiderio di passeggiare per le vie di Orphea, la città immaginaria degli Hamptons in cui si svolge il romanzo, e di entrare nel ristorante “Da Natasha”, dove sicuramente avrei trovato Jesse, Dereck e Anna.
A giugno del 2020 è uscito l’ultimo romanzo di Dicker: L’enigma della camera 622. Speravo di gustarmelo, leggendolo con calma, e invece, come “temevo”, non ho resistito e in pochi giorni sono arrivata a leggere l’ultima pagina. Una volta finito mi sono detta: “Dicker non sbaglia proprio un colpo”.
La verità sul caso Harry Quebert
Titolo originale: La Vérité sur l’Affaire Harry Quebert
Editore: Bompiani – prima edizione maggio 2013
N° pagine: 775
“Se iniziate questo romanzo siete fottuti. Non potrete evitare di correre fino all’ultima pagina. Sarete condizionati, sviati, freddati, stupiti, appassionati da una storia fatta di mille intrecci, piste false e colpi di scena.”
Bernard Pivot, “Le Journal du Dimanche”
La sera del 30 agosto del 1975, nella cittadina immaginaria di Aurora, nel New Hampshire, l’anziana signora Cooper avverte la polizia che ha visto una giovane correre nella foresta inseguita da un uomo. Si tratta di Nola Kellergan che quella sera scompare misteriosamente. Trentatré anni dopo, nella New York pre-elezioni di Obama, il giovane scrittore di fama internazionale Marcus Goldman è afflitto dalla cosiddetta sindrome da pagina bianca. In cerca di conforto e di ispirazione, accetta l’invito di Harry Quebert, suo ex docente universitario, a trascorrere un paio di giorni nella sua villa affacciata sull’oceano ad Aurora. Una casuale scoperta sconvolge le vite dei due protagonisti: nel giardino della villa vengono rinvenuti i resti della giovane Nola e il professore Quebert viene accusato del suo omicidio. Marcus Goldman inizia a investigare, portando alla luce verità che gli abitanti della cittadina di Aurora hanno mantenuto segrete per anni.
Impaziente il lettore non riuscirà a posare questo formidabile romanzo, ricco di flashback e di colpi di scena, finché non sarà arrivato all’ultima pagina.
Nel 2018 è stato realizzato un adattamento televisivo di La verità sul caso Harry Quebert. Si tratta di una mini serie diretta dal regista francese Jean-Jacques Annaud con protagonisti Patrick Dempsey, nel ruolo di Quebert, il giovane Ben Schnetzer, nei panni di Marcus Goldman, e la modella norvegese Kristine Froseth che interpreta Nola Kellergan. Ho letto opinioni discordanti a riguardo, a me personalmente è piaciuta molta, per cui ve la consiglio.
Il libro dei Baltimore
Titolo originale: Le Livre des Baltimore
Editore: La nave di Teseo – prima edizione settembre 2016
N° di pagine: 587
Protagoniste di questo romanzo sono due famiglie: quella dei Goldman di Baltimore e quella dei Goldman di Montclaire. Di quest’ultima fa parte Marcus Goldman, il giovane scrittore di successo protagonista di La verità sul caso Harry Quebert, che racconta le vicende dei suoi familiari. Si tratta, infatti, di una storia familiare dove non mancano, però, i colpi di scena. La ricca famiglia dei Goldman di Baltimore, composta dallo zio Saul, la zia Anita, il cugino Hillel e il giovane Woody, adottato dai Goldman, nasconde un inconfessabile segreto. Marcus comincia a indagare, mettendo in ordine i suoi tanti ricordi per provare a ricostruire la drammatica storia dei suoi cugini, il cui epilogo lascerà indubbiamente il lettore sconcertato.
Come in La verità sul caso Harry Quebert anche in Il libro dei Baltimore Dicker non perde l’occasione per offrire al lettore, attraverso i suoi personaggi, qualche riflessione sul mestiere dello scrittore. Per un’aspirante scrittrice come me, questi spunti e consigli sono molto interessanti. Vi lascio un estratto della prima pagina del romanzo:
Io sono lo scrittore. È così che mi chiamano tutti. I miei amici, i miei genitori, i miei parenti, e anche le persone che non conosco e che tuttavia mi riconoscono in un luogo pubblico e mi dicono: “Lei non è quello scrittore…?” Io sono lo scrittore: è la mia identità. […] La gente pensa che non combini nulla, ma è proprio quando non fai niente che lavori di più. Scrivere un libro è come aprire una colonia estiva. La tua vita, in genere solitaria e tranquilla, viene improvvisamente scombussolata da una moltitudine di personaggi che un giorno giungono senza preavviso e ti stravolgono l’esistenza. Arrivano una mattina, a bordo di un grande pullman, dal quale scendono rumorosamente, eccitati per il ruolo che hanno ottenuto. E tu devi rassegnarti, devi occupartene, devi dargli da mangiare, devi ospitarli. Sei responsabile di tutto. Perché tu, appunto, sei lo scrittore.
La scomparsa di Stephanie Mailer
Titolo originale: La Disparition de Stephanie Mailer
Editore: La nave di Teseo – prima edizione maggio 2018
N° di pagine: 704
Questo romanzo si apre con un party: il ricevimento per festeggiare il congedo dalla polizia di stato di New York del capitano Jesse Rosenberg, ribattezzato da tutti “Capitano 100%” per la sua capacità di aver risolto tutte le indagini a cui ha preso parte nel corso della sua carriera. La giornalista Stephanie Mailer, imbucata al rinfresco, si avvicina al capitano e gli chiede: “Le dispiace se la chiamo Capitano 99%?”. A supporto di questa sua domanda retorica, mostra al capitano Rosenberg la fotocopia di un articolo di giornale risalente all’agosto del 1994:
Sabato sera il sindaco di Orphea, Joseph Gordon, sua moglie el figlio di 10 anni sono stati trucidati nella loro casa. La quarta vittima è Meghan Padalin, di 32 anni. Quest’ultima, che al momento dei fatti stava facendo jogging, deve aver assistito per caso alla scena ed è stata freddata in piena strada, davanti alla casa del sindaco.
Secondo la giornalista, il capitano non risolse quel caso di quadruplice omicidio vent’anni prima: accusò, infatti, di quella carneficina un innocente. La questione si complica quando la stessa Stephanie Mailer, l’unica ad avere risposte su quel complicato caso, scompare nel nulla. Rosenberg, quindi, abbandona, l’idea della pensione e riprende a indagare insieme al suo collega Derek. Inizia così un incredibile romanzo giallo che coinvolgerà il lettore fino all’ultima pagina. Come nei precedenti romanzi di Dicker, anche in questo i flashback e i colpi di scena abbondano, ma alla fine il filo della matassa sarà ben districato e tutto, o quasi, avrà una spiegazione.
L’enigma della camera 622
Titolo originale: L’Énigme de la Chambre 622
Editore: La nave di Teseo – prima edizione giugno 2020
N° di pagine: 632
“Quando si vuole veramente credere a qualcosa, si vede solo quello che si vuole vedere”
Lev, personaggio del romanzo
Quest’ultimo romanzo di Dicker ha superato, a mio avviso, persino La verità sul caso Harry Quebert. A differenza degli altri, L’enigma della camera 622 non si svolge negli Stati Uniti, bensì in Svizzera. Nella camera 622 del lussuoso hotel Palace de Verbier sulle Alpi svizzere viene commesso un omicidio. Quindici anni dopo il protagonista, Joël Dicker stesso, decide di trascorrere in quell’hotel un paio di giorni per allontanarsi dalla routine quotidiana, ma l’incontro con l’affascinante Scarlett e il mistero che aleggia ancora sull’omicidio della suite 622 incuriosiscono lo scrittore che inizia così a fare chiarezza su quel caso rimasto irrisolto.
Ciò che più ho apprezzato di questo romanzo giallo è che l’identità del cadavere viene svelata solamente alla fine. Pertanto la curiosità del lettore è talmente incontenibile che non vedrà l’ora di leggere le ultime pagine per scoprire non solo chi è l’assassino, ma persino chi è la vittima ritrovata nella camera 622.
Anche in questo romanzo Dicker offre ai suoi lettori un mini corso di scrittura. All’inizio, infatti, la curiosa Scarlett gli chiede: “Lei come trova le idee per i suoi romanzi?” e lo scrittore le risponde: “Spesso la gente pensa che per scrivere un romanzo si parta da un’idea. Invece una storia prende le mosse innanzitutto da una voglia: quella di scrivere. Una voglia che si impadronisce di te e che niente può ostacolare, una voglia che ti allontana da tutto. Questo desiderio continuo di scrivere io lo chiamo la malattia degli scrittori. Puoi avere la trama migliore del mondo, ma se non hai voglia di scrivere, non concluderai niente”. “E come si fa a creare una trama?” continua Scarlett. E Dicker risponde: “Una trama deve essere fatta di domande. Cominci a tradurre la sua trama in forma interrogativa: Per quale ragione una giovane sposa ammazza il marito la sera delle nozze? Chi è questa giovane sposa? Chi è suo marito? Qual è la loro storia di coppia? […] La magia di ogni storia è che un semplice fatto, qualunque esso sia, tradotto in forma interrogativa, apre la porta a un romanzo”.
Come dice Elisabetta Sgarbi, direttrice generale de La Nave di Teseo, “L’enigma della camera 622 non è solo uno straordinario thriller sentimentale, costruito con un’abilità eccezionale che prende il lettore e non lo lascia fino all’ultima pagina. Non è solo un romanzo alla Joël Dicker. È tutto questo, ma Dicker, a ogni romanzo, rilancia. E questo romanzo è anche una riflessione sull’essere scrittori, sul rapporto tra scrittore ed editore. E Joël scrive pagine sulla figura dell’editore che ogni editore vorrebbe fossero riferite a sé”. Il romanzo, infatti, è dedicato all’editore francese Bernard de Fallois, scomparso nel 2018, a cui immancabilmente il lettore finisce per affezionarsi.
Questi, dunque, sono i quattro libri di Joël Dicker che vi consiglio. Non lasciatevi intimorire dalla grandezza di ciascuno. La prosa è limpida; le trame sono ben strutturate; i personaggi sono molto ben delineati. Letture, quindi, piacevoli che vi permetteranno di entrare in mondi fatti di gelosie, di tradimenti, di inganni, di delitti e di tanti colpi di scena.
Per scrivere questo articolo ho dovuto riprendere in mano questi quattro romanzi e sfogliando le pagine ho riletto alcuni paragrafi che avevo evidenziato. Quanta nostalgia di alcune storie; quanta di alcuni personaggi. Nonostante conosca già gli epiloghi, non mi dispiace affatto rileggere i romanzi gialli o thriller. Ho preferito, quindi, non riporli nella libreria. Li ho appoggiati sul comodino. Ora sono lì che mi aspettano.
Sperando di avervi incuriosito a leggere le opere di questo scrittore, vi abbraccio.
Valentina
Grazie Valentina per questo suggerimento letterario, amo tantissimo i gialli/ thriller e ho preso spunto per le mie prossime letture.
Conosco “ la verità sul caso Herry Quebert” ho visto la miniserie in tv, mi è piaciuto tantissimo e pensavo di iniziare a leggere il libro. Dopo questo tuo post, penso che mi butterò a capofitto sul libro
“ l’enigma della camera 622”, mi intriga tantissimo 😉
Dora
La verità sul caso Harry Quebert e L’enigma della camera 622 sono in assoluto i miei libri preferiti. Molto bello anche La scomparsa di Stephanie Mailer. Per iniziare, intanto, ti consigliere l’ultimo romanzo di Dicker, ossia L’enigma della camera 622.
Di questo scrittore ho letto finora i primi due romanzi e sai che mi è piaciuto più il secondo (Baltimore) che il primo? Forse il primo l’ho trovato un po’ troppo prolisso. Mi incuriosisce molto l’ultimo che hai descritto. Lo includo nella mia lunga lista di prossime letture. Grazie
Dei quattro romanzi di Dicker Il libro dei Baltimore è quello che mi ha entusiasmato meno. L’enigma della camera 622, per me, è semplicemente spettacolare. Buone letture!
Grazie mille Valentina per i tuoi suggerimenti molto graditi. Il primo incontro che ho avuto con Joël Dicker è stato in tv, nel senso che ho guardato la serie La verità sul caso Harry Quebert. Molto sinceramente non mi è piaciuta, l’ho trovata molto lenta nonostante i tanti colpi di scena. Il libro è da un po’ nella mia kilomentrica wish list e, dal modo in cui ne hai parlato, credo meriti una possibilità. Ti farò sapere!
Ho sentito che la serie tv di La verità sul caso Harry Quebert ha entusiasmato poco – a me, personalmente, è piaciuta molto. Ovviamente il libro è tutta un’altra cosa, per cui se hai modo leggi il romanzo… merita!
Ho iniziato a conoscerlo con la miniserie data su Sky. Non sapevo avesse scritto così tanto libri ma se sono sulla falsa rigael’originale meritano una lettura!
Questi quattro romanzi di Dicker per me sono spettacolari. Non posso che consigliare queste letture agli amanti del genere giallo.
Non ho mai letto nulla di questo autore, devo assolutamente rimediare!
È uno dei miei autori preferiti. La sua prosa è scorrevole e riesce a tessere delle trame spettacoli. Consigliatissimo, soprattutto se ami il genere giallo.
Ho divorato in pochi giorni La verità sul caso Quebert, veramente non riuscivo a smettere di leggere tanto la trama mi aveva coinvolto. Non ho poi letto gli altri, l’enigma della camera 622 mi attira molto. Quanto alla serie televisiva che dire? Nonostante il fascino di Patrick Dempsey, non l’ho trovata all’altezza del libro.
Ti capisco Antonella, anche io ho letto La verità sul caso Harry Quebert (e gli altri romanzi di Dicker) tutti d’un fiato.
Per la serie tv ho sentito pareri diversi: c’è chi l’ha trovata ben fatta, come me, e chi invece l’ha trovata poco convincente… de gustibus!
L’enigma della camera 622 è un romanzo fantastico, tanto è vero che a breve lo rileggerò. Non posso che consigliartelo.
Insomma, è proprio una passione la tua! Io non ne ho letto nemmeno uno, ma mi hai incuriosito… Ricordo solo un film ispirato al primo dei libri che citi.
Ho adorato La verità sul caso Harry Quebert, da leggere tutto d’un fiato, peccato che la serie tv non mi abbia convinta molto. l libro dei Baltimore mi ha entusiasmato meno, li altri due ancora non sono riuscita a leggerli, ma sono in lista!
Ho prenotato in libreria una copia di L’enigma della camera 622 perché dopo averne letto una recensione, mi ha ispirato molto la trama ma anche l’ambientazine. E adesso non vedo l’ora di leggerlo. Per quanto riguarda invece La verità sul caso Harry Quebert, per qualche motivo non l’ho mai letto né ho visto la serie ma credo che rimedierò molto presto.
Gli altri titoli invece non li conoscevo.
Non conoscevo questo autore, ma le tue recensioni mi hanno incuriosito moltissimo, soprattutto l’Enigma della camera 622. Lo metterò in lista per i prossimi acquisti!